GRAMSCI: Dire ciò che è

Antonio Gramsci scrisse questo articolo per le cronache torinese dell’Avanti! (organo del Partito Socialista) il 3 dicembre 1918. La sua non è una mera contemplazione del disastro, non solo materiale, della guerra, ma è pure una dichiarazione per la pratica. Invitiamo a leggere questo articolo, uno dei più belli e profondi di Gramsci, con microscopica attenzione, perché ogni frase contiene una verità e un’indicazione per la pratica quotidiana. Da studiare e applicare.


Tre anni e mezzo di trionfante ed assoluto regime della menzogna hanno in tutti gli spiriti retti e sinceri infuocato il tormentoso desiderio di sapere “ciò che è”. Tre anni e mezzo di demagogismo verboso e ciarlatanesco hanno intossicato i sensi: gli orecchi ronzano come per il rumore assordante di un trionfo del bue grasso; il gusto esasperato non è sensibile che agli stimoli mordenti, l’amaro del veleno e il dolce degli sciroppi. Tutti sono diventati diffidenti, hanno sempre timore di essere ingannati, di essere truffati della loro innocenza: la base di ogni società, la fiducia reciproca, è stata sgretolata. In nessun paese del mondo in guerra la menzogna programmatica ha danneggiato la società così come in Italia, dove l’innocenza è completamente indifesa, dove la cultura non ha diffuso ancora neppure i più elementari criteri di ricerca della verità, di esame dei documenti, dove il dubbio critico esiste solo come diffidenza calunniosa verso gli avversari dei poteri costituiti e asservimento supino alle critiche che dai poteri costituiti sono sorrette e protette. Continua a leggere GRAMSCI: Dire ciò che è

Lotta di classe e guerra – Antonio Gramsci

Gramsci contro il nazionalismo di sinistra

 

La dottrina di Carlo Marx ha dimostrato anche ultimamente la sua fecondità e la sua eterna giovinezza offrendo un contenuto logico al programma dei più strenui avversari del partito socialista, ai nazionalisti. Corradini saccheggia Marx, dopo averlo vituperato. Trasporta dalla classe alla nazione i principi, le constatazioni, le critiche dello studioso di Treviri; parla di nazioni proletarie in lotta con nazioni capitalistiche, di nazioni giovani che debbono sostituire, per lo sviluppo della storia mondiale, le nazioni decrepite. E trova che questa lotta si esplica nella guerra, si afferma nella conquista dei mercati, nel subordinamento economico e militare di tutte le nazioni a una sola, a quella che attraverso il sacrifizio del suo sangue e del suo benessere immediato, ha dimostrato di essere l’eletta, la degna. Continua a leggere Lotta di classe e guerra – Antonio Gramsci

Antonio Gramsci: come si fa la rivoluzione

Gramsci Antonio: rivoluzionario

Battista Santhià, operaio comunista, ci racconta due aspetti fondamentali dell’attività politica di Antonio Gramsci. Gramsci non ci lascia soltanto la forza dirompente delle sue parole, nate dal fuoco vivo delle lotte operaie, ma anche il valore altissimo delle sue azioni che, soprattutto oggi, risultano decisive. Soprattutto per una indicazione organizzativa di estrema importanza, che emerge chiaramente dagli spezzoni qui presentati e tratti dal bellissimo libro “Con Gramsci all’Ordine Nuovo” di Battista Santhià: il legame del partito, e dei suoi dirigenti, con la classe operaia. Un legame non meccanico o formale, ma organico, finalizzato alla comprensione e dunque alla trasformazione della realtà. Questo Gramsci e con lui Togliatti, come raccontato da Santhià, ce lo dimostrano con la limpidezza del loro esempio.  Contro “la bolsa retorica” dei professoroni appollaiati sulle poltrone delle aule universitarie.


“In tutti gli anni della guerra Antonio Gramsci e Palmiro Togliatti, che a lui si unì dopo la smobilitazione, analizzarono in modo approfondito l’evolversi delle condizioni di lavoro nelle fabbriche. L’esperimento, in gran parte riuscito, delle commissioni interne aveva però messo in luce gravi difetti nella politica sindacale e nell’orientamento generale. Proprio in quegli anni Gramsci e Togliatti cercarono di approfondire il loro esame. Frequentissimi erano i contatti con gli operai. Ricordo che spesso non riuscivamo a renderci conto del perché di tanta insistenza nelle loro domande. Volevano sapere difatti dagli operai delle diverse fabbriche quali fossero i tipi di lavorazione in corso, l’attrezzatura degli impianti, la organizzazione generale della produzione, le capacità dei tecnici, i loro rapporti con gli operai, i motivi delle multe, ecc. L’operaio interrogato doveva fare grandi sforzi su se stesso: avrebbe preferito, almeno fuori orario, non interessarsi più di tutto quello che lo faceva ammattire per sei giorni alla settimana. E invece, alla Camera del Lavoro o al circolo, magari in tram, con Gramsci e Togliatti si accendevano lunghe discussioni. L’operaio le iniziava con l’intenzione di ricevere lumi sulla situazione politica interna ed estera e finiva per essere sottoposto ad un vero e proprio interrogatorio.  Continua a leggere Antonio Gramsci: come si fa la rivoluzione

Gramsci Antonio: Il movimento e il fine (dai Quaderni)

Gramsci Antonio: il maestro della classe operaia internazionale

Quest’anno, il 27 aprile 2017, ricorre il centenario dell’assassinio di Antonio Gramsci per mano fascista. Se volevano impedire al suo cervello di funzionare, ebbene, non ci sono riusciti. I suoi insegnamenti continuano a dare linfa vitale e movimento, materiale e intellettuale, alla classe operaia e ai partiti comunisti di tutto il mondo.


Quaderno 16, §26. Il movimento e il fine. E’ possibile mantenere vivo ed efficiente un movimento senza la prospettiva di fini immediati e mediati? L’affermazione del Bernstein secondo cui il movimento è tutto e il fine è nulla, sotto l’apparenza di una interpretazione “ortodossa” della dialettica, nasconde una concezione meccanicistica della vita e del movimento storico: le forze umane sono considerate come passive e non consapevoli, come un elemento non dissimile dalle cose materiali, e il concetto di evoluzione volgare, nel senso naturalistico, viene sostituito al concetto di svolgimento e di sviluppo. Ciò è tanto più interessante da notare in quanto il Bernstein ha preso le sue armi nell’arsenale del revisionismo idealistico (dimenticando le glosse su Feuerbach) che avrebbe dovuto portarlo invece a valutare l’intervento degli uomini (attivi, e quindi perseguenti certi fini immediati e mediati) come decisivo nello svolgimento storico (s’intende, nelle condizioni date). Ma se si analizza più a fondo, si vede che nel Bernstein e nei suoi seguaci, l’intervento umano non è escluso del tutto, almeno implicitamente (ciò che sarebbe troppo scemo) ma è ammesso solo in modo unilaterale, perchè è ammesso come “tesi”, ma è escluso come “antitesi”; esso, ritenuto efficiente come tesi, ossia nel momento della resistenza e della conservazione, è rigettato come antitesi, ossia come iniziativa e spinta progressiva antagonista. Possono esistere “fini” per la resistenza e la conservazione (le stesse “resistenza e conservazione” sono fini che domandano una organizzazione speciale civile e militare, il controllo attivo dell’avversario, l’intervento tempestivo per impedire che l’avversario si rafforzi troppo, ecc.), non per il progresso e l’iniziativa innovatrice. Continua a leggere Gramsci Antonio: Il movimento e il fine (dai Quaderni)

Assalto alle carceri fasciste!

ASSALTO ALLE CARCERI FASCISTE!

“Siamo i diavoli rossi venuti a liberarvi!”

Il collettivo di scrittori Wu Ming sostiene che le storie sono asce di guerra da dissotterrare. Troviamo sia un pensiero molto azzeccato, specie se si affronta il tema della Resistenza antifascista. Un popolo senza memoria è un popolo che si fa manipolare. Ci sono vari modi per cancellare la memoria e la storia del popolo, per farci dimenticare da dove veniamo e per condurci dove vogliono lorsignori: uno è quello di annacquare le coscienze nel corso degli anni, pian piano, con un lavorio paziente ma costante, un lavaggio del cervello sottile ma crescente, mettendo in discussione la contrapposizione fascismo-antifascismo. Riabilitando Mussolini, cancellano la Resistenza e la Costituzione, frutto della Resistenza. Questo è stato fatto. Un altro modo è stato di emarginare, colpire, perseguitare i partigiani che la Resistenza l’hanno condotta in maniera ineccepibile sul piano militare ma soprattutto politico, con la consapevolezza che essa si sarebbe compiuta definitivamente non solo liberandoci dal fascismo, ma anche da chi il fascismo lo genera, la borghesia monopolista. Anche questo è stato fatto. Tanti partigiani comunisti nel dopoguerra furono denunciati, incarcerati, costretti all’esilio dagli stessi aguzzini repubblichini amnistiati e reintrodotti nelle loro funzioni amministrative. Questo ricordo di Pierluigi Visintin su un eroico episodio della Resistenza vuole essere un piccolo omaggio alla classe operaia, ai partigiani comunisti che questo Paese lo hanno riscattato, e sono stati perseguitati da una repubblica borghese spesso senza memoria che oggi, per ironia della sorte, è vittima stessa di coloro che ha sempre protetto. Continua a leggere Assalto alle carceri fasciste!

Sport e Politica: intervista ad Ivan Ergic

Lo sport. Ideologia nella sua forma pura.

Sport politica e rivoluzione. Ivan Ergić è un calciatore, un editorialista, un marxista. Ha giocato a calcio per squadre come la Juventus, il Basilea e il Bursaspor. La sua carriera calcistica è iniziata nel 1999 e conclusasi nel 2011.

Più in generale, Ivan è un “insider” che ci presenta lo sport in un modo inusuale.

Le circostanze hanno fatto sì che io scriva già da parecchio tempo questi articoli sullo sport. Dico “le circostanze” perchè questa non sarebbe la mia prima tematica di interesse. A parte il tifo per le mie squadre del cuore nella pallacanestro e nel calcio, si potrebbe dire che sulle questioni sportive io dispongo d’un medio grado d’informazione. Sarebbe anche questa la causa per la quale i miei scritti parlano dello sport in quanto tale soltanto in misura minore. Sono più interessato allo sport come fenomeno sociale, alla maniera in cui la società si riflette nello sport, alla funzione dello sport nella riproduzione socio-economica. Mi interessano particolarmente queste tematiche dopo aver letto alcuni anni fa un pezzo di Ivan Ergić nel quotidiano “Politika”. Continua a leggere Sport e Politica: intervista ad Ivan Ergic

Il vero miracolo di San Gennaro

A. Dumas: La vera storia del miracolo di San Gennaro

“Il vescovo da tempo aveva annunciato il dolore di San Gennaro per la profanazione dei rivoluzionari senza dio. Il santo di solito ha a disposizione da uno a tre giorni per compiere il suo miracolo, ma in quell’occasione aveva solo due ore e mezza di tempo. Il popolo era convinto che non sarebbe successo nulla. Se alle 10.30 non si fosse verificato il miracolo, sarebbero scoppiate sommosse. Scoccarono le ore 10 e regnava il silenzio. All’improvviso, un plotone di 25 ussari avanzò alla cattedrale. Il comandante, l’aiutante di campo Villeneuve, calmo e impassibile, si fermò davanti alla porta esterna della sagrestia. “Amici– disse agli ussari- se alle 10.35 non mi vedete tornare e il miracolo non si è compiuto, irrompete nella sagrestia senza curarvi della resistenza che potreste incontrare”. Continua a leggere Il vero miracolo di San Gennaro

TERRORISMO E PIANI REAZIONARI

IL TERRORISMO SERVE I PIANI REAZIONARI

Terrorismo e fascistizzazione. Perché a distanza di tutti questi anni riproponiamo l’articolo che segue? Ci spingono a farlo gli attentati terroristici degli ultimi anni, i quali rappresentano sia il frutto che il pretesto delle politiche reazionari dei grandi circoli imperialisti. Un articolo necessario che ci invita a vigilare.


Articolo tratto da Nuova Unità n. 17 di Martedi 16 maggio 1978

Nella galleria di personaggi indaffarati, diversi falsamente addolorati, ipocriti in modo trasparente, nei fiumi di messaggi d’occasione, di un linguaggio truculento e verboso che la televisione ci ha propinato subito dopo il ritrovamento del cadavere di Aldo Moro, è apparso per pochi minuti un operaio della Mirafiori di Torino, un delegato del Consiglio di fabbrica della Fiat. Non crediamo che la sua apparizione al TG2 abbia colpito solo noi, perché troppo netta era la differenza tra il suo modo di parlare e di porre i problemi rispetto alla fauna di prime donne e mezzi busti, troppo evidente la solidità del suo discorso rispetto alle lacrimucce di gente indifferenziata e capace di ripetere solo i luoghi comuni sentimental-cristiani. Continua a leggere TERRORISMO E PIANI REAZIONARI

AI QUADRI OPERAI – Pietro Scavo

Operai. In occasione della Festa del Primo Maggio, vogliamo ricordare lo straordinario impegno militante di compagni come Pietro Scavo, per il riscatto del proletariato. Questo articolo a nostro giudizio esprime un valore politico assolutamente attuale.


Pietro Scavo (1927-2000) è stato militante del Movimento Giovanile comunista (Fgci) fin dal 1943, e ne divenne membro del Comitato federale di Bari nel 1945. Emigrato in Belgio nel 1947, fu minatore e tra i minatori si impegnò facendo opera di agitazione e diffondendo la rivista dei comunisti italiani in Belgio, L’Italia di domani. Rientrato in Italia nel 1954, venne eletto nel Direttivo della sezione del Pci di Carbonara (BA) ed alcuni anni dopo, divenne segretario della locale Camera del Lavoro. Criticò il revisionismo moderno fin dal XX Congresso del Pcus e per questa critica, insieme ad altri compagni, fu espulso dal Pci nell’Agosto del 1964. Aderì subito al Movimento Marxista-leninista italiano e, nel 1966, fu tra i fondatori del Partito comunista d’Italia (m-l) di cui fu membro del Comitato Centrale e dell’Ufficio Politico dal primo Congresso fino allo scioglimento avvenuto nel settembre del 1991, per confluire nell’allora Movimento per la Rifondazione comunista. E’ stato tra i fondatori del Centro Lenin-Gramsci, divenuto poi Centro Gramsci.

Ricordiamo, tra le sue importanti opere per i lavoratori, gli scritti “Per l’affermazione del marxismo-leninismo, per il comunismo” (con Antonini e Cassinera), “Decentramento produttivo e Partito comunista” (con Antonini), “La Resistenza continua” (con Cassinera), “Imperialismo revisionismo socialismo”, “Vecchio e Nuovo revisionismo(ovvero il nuovo comunismo di Bertinotti)”.

Pietro Scavo, Nuova Unità, 1982

(..)La lotta tra classe operaia e capitalisti è tuttʼaltro che conclusa. Su centinaia di migliaia di lavoratori grava la minaccia del licenziamento e della cassa integrazione; per milioni di giovani e donne la prospettiva di un posto di lavoro si allontana sempre di più; milioni di lavoratori vengono sfruttati attraverso il lavoro nero, mentre il taglio della spesa pubblica non fa che peggiorare i servizi sociali. Le forze imperialiste, con a capo i guerrafondai statunitensi, minacciano di scatenare una nuova guerra mondiale; i fascisti fautori di stragi restano impuniti a causa di coperture dei settori dellʼapparato dello Stato. Per queste ragioni gli operai non si possono mantenersi nei limiti di una semplice battaglia per i rinnovi contrattuali. Occorre allargare le lotte contrattuali alla rivendicazione di un governo di sinistra con caratteristiche antimonopoliste, antimperialiste e di pece. La forza della classe operaia per porre la realizzazione di un governo di sinistra non risiede solo nel numero, nel grado di coscienza e organizzazione ma anche nellʼunità dei suoi interessi vitali con quelli di tutti gli altri gruppi di lavoratori. I nemici comuni e i comuni interessi sono la base oggettiva su cui si realizza lʼalleanza tra la classe operaia e tutte le altre masse lavoratrici che si oppongono alla borghesia monopolistica, e che rende possibile la vittoria anche nei paesi in cui la classe operaia non costituisce la maggioranza della popolazione. (..) Soltanto un governo di sinistra che limita e abolisce il potere dei monopoli, può aprire la strada a condizioni di vita e di lavoro migliori. Nelle condizioni della crisi generale del capitalismo, soprattutto in una situazione di recessione, anche le piccole attività produttive si trovano sullʼorlo della crisi a causa dello strozzinaggio delle banche, delle tasse e della politica dei prezzi imposta dai monopoli. Un elevato numero di lavoratori intellettuali: impiegati, tecnici, ingegneri, insegnati, medici, artisti e scienziati, che in passato costituivano un ceto sociale privilegiato, oggi la gran parte di loro è colpita dalla incertezza del posto di lavoro e da un sempre maggiore sfruttamento. Nonostante questi lavoratori non hanno gli stessi scopi della classe operaia, ossia il socialismo e il comunismo, vi sono molti temi comuni per cui possono lottare insieme. Alcuni riguardano la lotta per la difesa del salario e dellʼoccupazione, la difesa della pace, dellʼindipendenza nazionale e delle libertà democratiche. Come pure la lotta per maggiori stanziamenti a sostegno della scuola, della sanità, delle arti e della ricerca scientifica. Tutte rivendicazioni da contrapporre alle spese militari e agli sperperi dello Stato. Il vero movente che ispira la tesi de superamento della centralità operaia è lʼabbandono della lotta per il socialismo. La classe operaia, come unica classe conseguentemente rivoluzionaria, ha il compito di conquistare la sua funzione dirigente nel movimento dei lavoratori, unendo agli obiettivi immediati quello dellʼemancipazione dei lavoratori. Solo assolvendo a questa funzione di guida, il proletariato può oltrepassare gli angusti confini della lotta corporativa e svolgere, così, una funzione più alta, di guida del movimento dei lavoratori per il cambiamento dellʼattuale società. Continua a leggere AI QUADRI OPERAI – Pietro Scavo

VIVA IL 25 APRILE! VIVA IL 1 MAGGIO!

Sono passati settant’anni dalla sconfitta del nazifascismo. Il 25 aprile è un giorno di festa nazionale, eppure, in Italia come in Europa, assistiamo ad una costante denigrazione dei più elementari diritti democratici e ad un ritorno in auge di forze chiaramente reazionarie e neofasciste. Il richiamo della JP Morgan, colosso della finanza internazionale, alla cancellazione delle Costituzioni democratiche sorte dalla Resistenza è l’emblema della fase che stiamo attraversando, del livello che ha assunto l’oppressione di una classe sulle altre.

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