IL FASCISMO E’ ANCORA UN PERICOLO – Angelo Cassinera*

Crisi del Capitalismo e Fascismo”, Quaderni di Nuova Unità, 1994

Il fascismo è oggi un fenomeno politico-sociale complesso, non è una deviazione occasionale della storia e dello sviluppo dellʼumanità. Esso permane sempre allʼinterno dello sviluppo sociale, per questo occorre combatterlo sempre. (..) Il fascismo appare sempre come la sentinella vigile e violenta degli interessi della borghesia capitalistica, perciò fintanto che esiste la società capitalistica esisterà sempre il pericolo fascista; magari presentandosi in forme diverse dal passato. (..) In una parola non bisogna mai considerare il fascismo come un fenomeno politico definito, ma bisogna caratterizzarlo nel suo sviluppo culturale; come conseguenza di una serie di rapporti economici, politici e di lotte che le masse conducono. (..) Il fascismo come forma permanente non è mai scomparso. Lo Stato italiano è uno Stato chiuso, impermeabile, accentratore, classista; appunto fascista. Le responsabilità delle classi dirigenti postfasciste sono gravi, ma oggi sono ancora maggiore poiché al governo ci sono forze dichiaratamente fasciste. Vi è dunque un reale pericolo di dittatura neomussoliniana di ritorno. In primo luogo perché la sua matrice fondamentale è quella costituita dai grandi interessi economici e questi non sono stati intaccati dalla lotta di liberazione, ma soprattutto perché in questi decenni la borghesia monopolistica si è consolidata. 50 anni fa il 65-70% della ricchezza industriale e finanziaria era in mano a 500 famiglie, oggi questa ricchezza è nelle mani di 6-7 famiglie. Dopo la breve paura del 1945 lʼeconomia non è stata trasformata attraverso profonde riforme strutturali, ma, al contrario, si è consolidata, anche attraverso lʼintreccio tra imprese private e imprese pubbliche che si sono divise il mercato e si sono arricchite a scapito dei lavoratori. Questa condizione è stata facilitata e resa possibile dai germi di un fascismo mai stroncato, che trovava una generazione educata dal fascismo nei posti di comando in tutti i settori dello Stato. (..) La peculiarità antifascista è un patrimonio che non solo non deve essere disperso ma la sua presenza ideale e di movimento è ancora lʼelemento determinante nella politica e nelle battaglie di classe dellʼoggi. (..) La Resistenza non ha potuto cambiare il paese, la sua struttura economica e sociale. La Costituzione repubblicana non è mai entrata nelle fabbriche, nelle scuole è stato eliminato lo spazio democratico conquistato dal ʼ68 in poi con il sacrificio di giovani studenti e operai uccisi sia dalla polizia che dai fascisti. (..) Poiché il fascismo è il prodotto della lotta tra borghesia e proletariato si può spiegare in questo modo la “vittoria” di Fini, Berlusconi e Bossi che rappresentano il tentativo della borghesia finanziaria di utilizzare il fascismo per uscire dalla crisi del sistema capitalistico. I presupposti per la fuoriuscita violenta dalla crisi ci sono tutti: dal tentativo di rompere lʼunità nazionale, allʼattacco ai valori della Resistenza fino alla cancellazione dei diritti di libertà e di democrazia. Per noi partigiani il sacrificio di 160.000 caduti per la libertà nel nome dellʼantifascismo non sarà tradito e per questo diciamo giù le mani dalla Resistenza e dalla Costituzione!


*Angelo Cassinera ( 1925-2000)si iscrisse al PCI a 18 anni, nel fuoco dei combattimenti contro i nazisti e i fascisti nel 1944 a Zavatarello, paese sui monti dell’Oltrepo pavese, facendo parte della cellula comunista della brigata partigiana 52 Crespi Bis; assunse il nome di battaglia Mufla. Nel 1950, la sua cellula alla scuola di partito a Milano. In quegli anni la federazione milanese del Pci era diretta da Giuseppe Alberganti, figura epica dei comunisti e della Resistenza. In seguito fece parte del massimo organo dirigente della federazione pavese e, assieme a Ludovico Geymonat e R.Vicini, partecipò ai primi grossi dibattiti su Idealismo e Materialismo, avendo sullo sfondo le problematiche legate alla Svolta di Salerno e alle prospettive di lotta conseguenti. Dopo alcuni incontri con il gruppo dirigente del Partito, nel 1983 decise di entrare a far parte del Partito comunista d’Italia (m-l), fino a diventare membro dell’Ufficio politico. Nel 1991 il Pcd’I (m-l) decise lo scioglimento con un congresso straordinario per confluire nell’allora Movimento per la Rifondazione Comunista. Cassinera vi aderì e contribuì alla nascita ed allo sviluppo del Centro Lenin-Gramsci, divenuto poi Centro Gramsci, di cui fu autorevole dirigente.

Si è sempre battuto per l’affermazione della parola d’ordine Per l’unità di tutti i comunisti.

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