Assalto alle carceri fasciste!

ASSALTO ALLE CARCERI FASCISTE!

“Siamo i diavoli rossi venuti a liberarvi!”

Il collettivo di scrittori Wu Ming sostiene che le storie sono asce di guerra da dissotterrare. Troviamo sia un pensiero molto azzeccato, specie se si affronta il tema della Resistenza antifascista. Un popolo senza memoria è un popolo che si fa manipolare. Ci sono vari modi per cancellare la memoria e la storia del popolo, per farci dimenticare da dove veniamo e per condurci dove vogliono lorsignori: uno è quello di annacquare le coscienze nel corso degli anni, pian piano, con un lavorio paziente ma costante, un lavaggio del cervello sottile ma crescente, mettendo in discussione la contrapposizione fascismo-antifascismo. Riabilitando Mussolini, cancellano la Resistenza e la Costituzione, frutto della Resistenza. Questo è stato fatto. Un altro modo è stato di emarginare, colpire, perseguitare i partigiani che la Resistenza l’hanno condotta in maniera ineccepibile sul piano militare ma soprattutto politico, con la consapevolezza che essa si sarebbe compiuta definitivamente non solo liberandoci dal fascismo, ma anche da chi il fascismo lo genera, la borghesia monopolista. Anche questo è stato fatto. Tanti partigiani comunisti nel dopoguerra furono denunciati, incarcerati, costretti all’esilio dagli stessi aguzzini repubblichini amnistiati e reintrodotti nelle loro funzioni amministrative. Questo ricordo di Pierluigi Visintin su un eroico episodio della Resistenza vuole essere un piccolo omaggio alla classe operaia, ai partigiani comunisti che questo Paese lo hanno riscattato, e sono stati perseguitati da una repubblica borghese spesso senza memoria che oggi, per ironia della sorte, è vittima stessa di coloro che ha sempre protetto. Continua a leggere Assalto alle carceri fasciste!

Sport e Politica: intervista ad Ivan Ergic

Lo sport. Ideologia nella sua forma pura.

Sport politica e rivoluzione. Ivan Ergić è un calciatore, un editorialista, un marxista. Ha giocato a calcio per squadre come la Juventus, il Basilea e il Bursaspor. La sua carriera calcistica è iniziata nel 1999 e conclusasi nel 2011.

Più in generale, Ivan è un “insider” che ci presenta lo sport in un modo inusuale.

Le circostanze hanno fatto sì che io scriva già da parecchio tempo questi articoli sullo sport. Dico “le circostanze” perchè questa non sarebbe la mia prima tematica di interesse. A parte il tifo per le mie squadre del cuore nella pallacanestro e nel calcio, si potrebbe dire che sulle questioni sportive io dispongo d’un medio grado d’informazione. Sarebbe anche questa la causa per la quale i miei scritti parlano dello sport in quanto tale soltanto in misura minore. Sono più interessato allo sport come fenomeno sociale, alla maniera in cui la società si riflette nello sport, alla funzione dello sport nella riproduzione socio-economica. Mi interessano particolarmente queste tematiche dopo aver letto alcuni anni fa un pezzo di Ivan Ergić nel quotidiano “Politika”. Continua a leggere Sport e Politica: intervista ad Ivan Ergic

TERRORISMO E PIANI REAZIONARI

IL TERRORISMO SERVE I PIANI REAZIONARI

Terrorismo e fascistizzazione. Perché a distanza di tutti questi anni riproponiamo l’articolo che segue? Ci spingono a farlo gli attentati terroristici degli ultimi anni, i quali rappresentano sia il frutto che il pretesto delle politiche reazionari dei grandi circoli imperialisti. Un articolo necessario che ci invita a vigilare.


Articolo tratto da Nuova Unità n. 17 di Martedi 16 maggio 1978

Nella galleria di personaggi indaffarati, diversi falsamente addolorati, ipocriti in modo trasparente, nei fiumi di messaggi d’occasione, di un linguaggio truculento e verboso che la televisione ci ha propinato subito dopo il ritrovamento del cadavere di Aldo Moro, è apparso per pochi minuti un operaio della Mirafiori di Torino, un delegato del Consiglio di fabbrica della Fiat. Non crediamo che la sua apparizione al TG2 abbia colpito solo noi, perché troppo netta era la differenza tra il suo modo di parlare e di porre i problemi rispetto alla fauna di prime donne e mezzi busti, troppo evidente la solidità del suo discorso rispetto alle lacrimucce di gente indifferenziata e capace di ripetere solo i luoghi comuni sentimental-cristiani. Continua a leggere TERRORISMO E PIANI REAZIONARI

AI QUADRI OPERAI – Pietro Scavo

Operai. In occasione della Festa del Primo Maggio, vogliamo ricordare lo straordinario impegno militante di compagni come Pietro Scavo, per il riscatto del proletariato. Questo articolo a nostro giudizio esprime un valore politico assolutamente attuale.


Pietro Scavo (1927-2000) è stato militante del Movimento Giovanile comunista (Fgci) fin dal 1943, e ne divenne membro del Comitato federale di Bari nel 1945. Emigrato in Belgio nel 1947, fu minatore e tra i minatori si impegnò facendo opera di agitazione e diffondendo la rivista dei comunisti italiani in Belgio, L’Italia di domani. Rientrato in Italia nel 1954, venne eletto nel Direttivo della sezione del Pci di Carbonara (BA) ed alcuni anni dopo, divenne segretario della locale Camera del Lavoro. Criticò il revisionismo moderno fin dal XX Congresso del Pcus e per questa critica, insieme ad altri compagni, fu espulso dal Pci nell’Agosto del 1964. Aderì subito al Movimento Marxista-leninista italiano e, nel 1966, fu tra i fondatori del Partito comunista d’Italia (m-l) di cui fu membro del Comitato Centrale e dell’Ufficio Politico dal primo Congresso fino allo scioglimento avvenuto nel settembre del 1991, per confluire nell’allora Movimento per la Rifondazione comunista. E’ stato tra i fondatori del Centro Lenin-Gramsci, divenuto poi Centro Gramsci.

Ricordiamo, tra le sue importanti opere per i lavoratori, gli scritti “Per l’affermazione del marxismo-leninismo, per il comunismo” (con Antonini e Cassinera), “Decentramento produttivo e Partito comunista” (con Antonini), “La Resistenza continua” (con Cassinera), “Imperialismo revisionismo socialismo”, “Vecchio e Nuovo revisionismo(ovvero il nuovo comunismo di Bertinotti)”.

Pietro Scavo, Nuova Unità, 1982

(..)La lotta tra classe operaia e capitalisti è tuttʼaltro che conclusa. Su centinaia di migliaia di lavoratori grava la minaccia del licenziamento e della cassa integrazione; per milioni di giovani e donne la prospettiva di un posto di lavoro si allontana sempre di più; milioni di lavoratori vengono sfruttati attraverso il lavoro nero, mentre il taglio della spesa pubblica non fa che peggiorare i servizi sociali. Le forze imperialiste, con a capo i guerrafondai statunitensi, minacciano di scatenare una nuova guerra mondiale; i fascisti fautori di stragi restano impuniti a causa di coperture dei settori dellʼapparato dello Stato. Per queste ragioni gli operai non si possono mantenersi nei limiti di una semplice battaglia per i rinnovi contrattuali. Occorre allargare le lotte contrattuali alla rivendicazione di un governo di sinistra con caratteristiche antimonopoliste, antimperialiste e di pece. La forza della classe operaia per porre la realizzazione di un governo di sinistra non risiede solo nel numero, nel grado di coscienza e organizzazione ma anche nellʼunità dei suoi interessi vitali con quelli di tutti gli altri gruppi di lavoratori. I nemici comuni e i comuni interessi sono la base oggettiva su cui si realizza lʼalleanza tra la classe operaia e tutte le altre masse lavoratrici che si oppongono alla borghesia monopolistica, e che rende possibile la vittoria anche nei paesi in cui la classe operaia non costituisce la maggioranza della popolazione. (..) Soltanto un governo di sinistra che limita e abolisce il potere dei monopoli, può aprire la strada a condizioni di vita e di lavoro migliori. Nelle condizioni della crisi generale del capitalismo, soprattutto in una situazione di recessione, anche le piccole attività produttive si trovano sullʼorlo della crisi a causa dello strozzinaggio delle banche, delle tasse e della politica dei prezzi imposta dai monopoli. Un elevato numero di lavoratori intellettuali: impiegati, tecnici, ingegneri, insegnati, medici, artisti e scienziati, che in passato costituivano un ceto sociale privilegiato, oggi la gran parte di loro è colpita dalla incertezza del posto di lavoro e da un sempre maggiore sfruttamento. Nonostante questi lavoratori non hanno gli stessi scopi della classe operaia, ossia il socialismo e il comunismo, vi sono molti temi comuni per cui possono lottare insieme. Alcuni riguardano la lotta per la difesa del salario e dellʼoccupazione, la difesa della pace, dellʼindipendenza nazionale e delle libertà democratiche. Come pure la lotta per maggiori stanziamenti a sostegno della scuola, della sanità, delle arti e della ricerca scientifica. Tutte rivendicazioni da contrapporre alle spese militari e agli sperperi dello Stato. Il vero movente che ispira la tesi de superamento della centralità operaia è lʼabbandono della lotta per il socialismo. La classe operaia, come unica classe conseguentemente rivoluzionaria, ha il compito di conquistare la sua funzione dirigente nel movimento dei lavoratori, unendo agli obiettivi immediati quello dellʼemancipazione dei lavoratori. Solo assolvendo a questa funzione di guida, il proletariato può oltrepassare gli angusti confini della lotta corporativa e svolgere, così, una funzione più alta, di guida del movimento dei lavoratori per il cambiamento dellʼattuale società. Continua a leggere AI QUADRI OPERAI – Pietro Scavo

VIVA IL 25 APRILE! VIVA IL 1 MAGGIO!

Sono passati settant’anni dalla sconfitta del nazifascismo. Il 25 aprile è un giorno di festa nazionale, eppure, in Italia come in Europa, assistiamo ad una costante denigrazione dei più elementari diritti democratici e ad un ritorno in auge di forze chiaramente reazionarie e neofasciste. Il richiamo della JP Morgan, colosso della finanza internazionale, alla cancellazione delle Costituzioni democratiche sorte dalla Resistenza è l’emblema della fase che stiamo attraversando, del livello che ha assunto l’oppressione di una classe sulle altre.

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L’IMPORTANZA DELLA MEMORIA: IL MIO 25 APRILE – Sofia Tiberi*

RICORDIAMO SEMPRE! RICORDIAMO TUTTO!

Vorrei cercare di spiegarvi cosa rappresenti per me il 25 aprile e per quale motivo all’età di 19 anni io abbia avuto interesse nel rendermi partecipe della nascita di una sede ANPI.1

In molte famiglie italiane c’è la tradizione di fare il Presepe l’8 Dicembre, di non mangiare carne prima di Pasqua; nella mia famiglia è tradizione andare ad Orvieto il 29 Marzo, per la commemorazione dei Sette Martiri2. Comincio a spiegarmi da qui poiché il mio bisnonno, Ulderico Stornelli era uno di questi uomini, uno di questi partigiani, che hanno portato avanti le loro convinzioni nonostante tutto, nonostante le rappresaglie fasciste, nonostante corressero il rischio di essere scoperti, di essere trovati mentre si rifugiavano lontani da casa loro, a volte anche dalle loro famiglie.

Dopo anni da incubo, in cui le squadre fasciste entravano nelle loro case anche nel pieno della notte cercando bandiere rosse; dopo anni di torti subiti per le idee politiche; il 29 Marzo del 1944 seduti sulle loro stesse bare Ulderico Stornelli, Alberto Poggiani, Raimondo Lanari, Amore Rufini, Raimondo Gugliotta, Dilio Rossi, Federico Cialfi andavano incontro alla morte. In una lettera che Ulderico lasciò alla moglie scrive: “Non vergognatevi di me, mi sparano al petto e non alle spalle; non sono una spia né un traditore, siate liberi come lo sono sempre stato io.” Continua a leggere L’IMPORTANZA DELLA MEMORIA: IL MIO 25 APRILE – Sofia Tiberi*

LA RESISTENZA FU SOLO PATRIOTTISMO?

Spesso siamo portati a pensare che la Resistenza fu un fatto puramente italiano. Taluni ricorrono alla definizione di “secondo Risorgimento”, proprio per sottolineare il senso patriottico della lotta partigiana.

Ovviamente la Resistenza fu anche questo: una risposta forte e decisa, nutrita dall’amor di patria, contro lo straniero invasore.

Ma questo aspetto può essere ritenuto preminente? Continua a leggere LA RESISTENZA FU SOLO PATRIOTTISMO?

IL FASCISMO E’ ANCORA UN PERICOLO – Angelo Cassinera*

Crisi del Capitalismo e Fascismo”, Quaderni di Nuova Unità, 1994

Il fascismo è oggi un fenomeno politico-sociale complesso, non è una deviazione occasionale della storia e dello sviluppo dellʼumanità. Esso permane sempre allʼinterno dello sviluppo sociale, per questo occorre combatterlo sempre. (..) Il fascismo appare sempre come la sentinella vigile e violenta degli interessi della borghesia capitalistica, perciò fintanto che esiste la società capitalistica esisterà sempre il pericolo fascista; magari presentandosi in forme diverse dal passato. (..) In una parola non bisogna mai considerare il fascismo come un fenomeno politico definito, ma bisogna caratterizzarlo nel suo sviluppo culturale; come conseguenza di una serie di rapporti economici, politici e di lotte che le masse conducono. (..) Il fascismo come forma permanente non è mai scomparso. Continua a leggere IL FASCISMO E’ ANCORA UN PERICOLO – Angelo Cassinera*

ATTUALITA’ DELLA LOTTA ANTIFASCISTA – Fosco Dinucci*

Nuova Unità, n.15, aprile 1988

Non è un paradosso, ma la realtà dialettica: quanto più ci si allontana nel tempo dall’insurrezione popolare del 25 Aprile 1945, con cui si compiva il crollo del regime mussoliniano servo degli occupanti hitleriani, tanto più si pone la necessità obiettiva dell’impegno antifascista.

Confidando che il trascorrere degli anni affievolisca la sensibilità delle coscienze anche per i grandi eventi, calcolando che nella stessa sinistra si è attenuata la spinta antifascista, qualche professore e qualche esponente politico hanno cominciato a parlare di superamento della contrapposizione fra fascismo e antifascismo, fino a proporre l’abrogazione della norma costituzionale che vieta di ricostituire il partito fascista. Continua a leggere ATTUALITA’ DELLA LOTTA ANTIFASCISTA – Fosco Dinucci*

I LAVORATORI SOTTO IL FASCISMO

Il fascismo, che per vent’anni ha dominato il nostro paese, è stato la dittatura della borghesia italiana attuata con la violenza e la soppressione delle stesse libertà democratiche-borghesi. Il fascismo fu anche demagogia. Riteniamo che sia necessario esaminare, sia pur brevemente, alcuni modi e forme con cui il fascismo riuscì ad esercitare il potere. Ma soprattutto: quali furono le condizioni dei lavoratori sotto la dittatura fascista?


NUOVA UNITA’, GIOVEDI 27 APRILE 1972

lavoratoriINDEBOLIMENTO ED ANNIENTAMENTO DELLE ORGANIZZAZIONI SINDACALI E DEGLI ENTI E ISTITUTI E CENTRI DI ORGANIZZAZIONE DELLE MASSE.

Il proletariato industriale ed agricolo italiano aveva rafforzato negli anni del dopoguerra le organizzazioni sindacali, le leghe contadine, le cooperative agricole. Aveva conquistato, attraverso il Partito Socialista, l’amministrazione di numerosissimi comuni grandi e piccoli.
Tutto ciò, a parte le debolezze organiche e strutturali derivanti dai contrasti tra riformisti e massimalisti ed anarco-sindacalisti, costituiva un supporto essenziale alla lotta di classe, un punto di riferimento attraverso il quale le masse si ritrovavano in situazioni di unità assai spesso al di là e contro i contrasti paralizzanti e l’incapacità e la carenza di una reale volontà rivoluzionaria delle diverse correnti del Partito Socialista.

Dal 1922 al 1926, il fascismo portò a termine l’annientamento delle tradizionali organizzazioni sindacali del proletariato, fino alla loro definitiva soppressione legale. La violenza squadrista si scatenò contro le leghe, le camere del lavoro, le cooperative, gli uffici di collocamento, nonchè contro numerose amministrazioni comunali, specie della Val Padana.
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